La violenza di genere si presenta generalmente come una combinazione di violenza fisica, sessuale, psicologica ed economica, stalking, con episodi che si ripetono nel tempo ed assumono gravità crescente. La violenza agita dal partner all’interno della famiglia si presenta con le caratteristiche di un insieme di comportamenti che tendono a stabilire, e a mantenere, il controllo sulla donna e a volte sui/lle figli/e.

Si tratta di vere e proprie strategie che mirano ad esercitare un potere sull’altra persona. Il risultato è un clima costante di tensione, di paura e di minaccia.

Il percorso di ricerca di aiuto può essere lungo e difficile. Alcune donne pongono fine alla relazione dopo il primo episodio, altre cercano per mesi e per anni di fare in modo che “lui cambi” e si decidono a lasciare il partner violento soltanto quando ogni strada è stata percorsa. Il fatto stesso di ammettere a se stessa che c’è un grave problema e che non lo si può risolvere da sola produce sofferenza. Inizialmente la donna, mantenendo la relazione con il partner, cerca in tutti i modi di fermare la violenza, senza ricorrere all’aiuto esterno, facendo leva sulle sue risorse personali. Successivamente cerca l’appoggio di familiari e parenti e, infine, nel caso in cui non si sia verificato alcun cambiamento, ricorre a soggetti istituzionali come Servizi sociali e Forze dell’Ordine.

Le donne che tentano di uscire da situazioni di violenza si rivolgono a diversi soggetti (assistenti sociali, medici, forze dell’ordine) per chiedere aiuto. Ogni momento di comunicazione all’esterno del proprio vissuto è un momento delicato, e spesso decisivo, rispetto alla possibilità di costruire un percorso di uscita dalla violenza. Spesso le donne si rivolgono alle/agli operatrici/tori, in diversi contesti istituzionali, proponendo richieste di aiuto di varia natura ( ad es. aiuto economico, malesseri fisici), senza parlare in modo esplicito della violenza subita. La donna ha difficoltà a parlare ed a far emergere il problema. Teme di non essere creduta, prova vergogna, può rifiutarsi di parlarne pensando che non la si prenderà sul serio, che sia “inutile”, o perché pensa che lei sia meritevole della violenza subita. Molti elementi hanno contribuito a creare silenzio attorno alla violenza di genere e le donne sono state costrette a tacere non solo dall’autore della violenza, ma anche dalla stessa società che, per molto tempo, lo ha considerato un “problema privato” che non doveva assolutamente entrare sulla scena pubblica. Il momento cruciale di qualsiasi intervento è allora rappresentato dall’individuazione degli indicatori e dal riconoscimento, da parte dell/la operatore/trice a cui si rivolge la donna, della violenza da questa vissuta.

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