“Se la violenza maschile sulle donne scende, come dicono i ministri Alfano e Boschi e la presidente della Camera Laura Boldrini, saremmo le prime ad esserne liete, ma è tutto da verificare”.
Lo afferma in una nota Titti Carrano presidente dell’Associazione D.i.Re che riunisce 75 centri antiviolenza su tutto il territorio nazionale.
“In ogni caso questo risultato non è certo ottenuto grazie alla polizia e alle “misure di sicurezza” – prosegue Carrano – anzi: sette donne uccise su dieci avevano denunciato, ma è stato invano. La violenza sulle donne e sui loro figli è combattuta giorno dopo giorno da trent’anni dai centri antiviolenza che oggi chiudono o stanno per chiudere strangolati dalla mancata erogazione dei fondi di legge”.
“Ci saremmo aspettate che la ministra per le Pari Opportunità Boschi, in questo momento drammatico, desse ferme assicurazioni contro la chiusura dei centri e si impegnasse con le donne e davanti all’opinione pubblica di questo paese, a colmare la distanza tra la difficile realtà italiana e la convenzione di Istanbul, che il ministro Alfano si è anche permesso di citare a sproposito. Ma l’unica risposta che viene dal governo è ancora una volta securitaria, di ordine pubblico, fine a se stessa, unitile, dannosa”.
“Nessuna donna andrà mai a fare denuncia in uno dei 20 camper della polizia che Alfano intende sparpagliare sul territorio nazionale, a meno che, proprio in quel momento, non sia inseguita da un assassino”.
“Per l’ennesima volta – conclude Carrano – ripetiamo che serve un’azione di largo raggio, una strategia complessiva, un metodo consolidato ed efficace e che, per costruire queste azioni e ottenere dei risultati, non si può prescindere dal confronto con le associazioni delle donne e con i centri antiviolenza che conoscono e fronteggiamo questa tragedia per davvero”.
Comunicato stampa D.i.Re.
Roma, 1 luglio 2016