Giustizia per Valentina

La Corte d’Assise d’Appello di Catania ha confermato ieri la sentenza di condanna di primo grado, emessa in data 27.06.2019 dalla Corte d’Assise, nel processo contro Nicola Mancuso, imputato per il femminicidio di Valentina Salamone, uccisa nel 2010.

Con la medesima decisione è stato riconosciuto il diritto al risarcimento del danno arrecato dalla condotta dell’imputato all’associazione Thamaia, costituita parte civile nel giudizio, negato dal Giudice di prime cure.

Le motivazioni saranno rese note tra quarantacinque giorni e verrà certamente proposto ricorso per Cassazione dalla difesa, di talchè la decisione non è ancora passata in giudicato.

I fatti di reato hanno provocato una violazione diretta del diritto soggettivo proprio dell’Associazione Thamaia, da intendersi quale lesione dell’interesse concreto alla salvaguardia di situazioni storicamente circostanziate, di esplicita violazione dei diritti fondamentali delle donne, riconducibili ad una cultura che non riconosce a tali soggetti la piena dignità di persone.

Parimenti non vi è dubbio che, sia derivata una lesione agli scopi statutariamente perseguiti dall’associazione Thamaia, essendo stato frustato il suo scopo sociale.

La morte della ragazza non è frutto di un raptus improvviso, di un’urgenza imprevista, bensì il portato culturale e l’esito prevedibile di una determinata concezione del rapporto tra uomo e donna e del necessario ruolo subordinato che quest’ultima deve avere, anche all’interno della relazione intima, ai voleri e alle decisioni del partner.

Valentina era diventata scomoda per l’imputato perché non si adeguava al modello precostituito nella sua mente, di gregario, di oggetto.

Per nominare tali precipue situazioni si è iniziato ad adottare il termine femminicidio, per indicare cioè l’uccisione di una donna in quanto tale, determinata dalla rottura di una relazione disfunzionale e distorta.

Da tali accadimenti l’associazione Thamaia riceve un danno diretto, perché ha fondato, fin dalla sua costituzione, la sua stessa ragione d’esistenza e di operatività, proprio sulla promozione di una cultura diversa, che proponga l’effettiva perequazione all’interno della coppia e, più in generale, nella società.

Gli avvenimenti accertati a processo, rappresentano una chiara e violenta manifestazione del diverso rapporto di potere tra i generi che può tralignare persino nella soppressione fisica della donna, nel caso di specie eseguita con modalità particolarmente esecrabili e nefande.

La presenza di Thamaia come parte civile all’interno del processo penale è scelta politica che diventa azione concreta, ancora una volta accanto alle donne e per le donne, per rendere maggiormente visibile e riconoscibile la violenza maschile sulle donne all’interno delle relazioni, in uno con l’attività del centro antiviolenza e alle molteplici azioni realizzate nel territorio.

Ieri, dopo oltre dieci anni dalla morte di Valentina, è stato compiuto un altro passo verso la ricerca della Giustizia. Le donne e le operatrici di Thamaia, ancora al fianco dei familiari nel percorrere l’ultimo tratto strada, manifestano solidarietà al loro dolore.

 

Associazione Thamaia Onlus
20.04.2021