Progetto per Bando 2023
SostieniLE – percorsi di Libertà ed Empowerment per donne vittime di violenza maschile
Obiettivi
-Fornire stabilità ai servizi essenziali del centro antiviolenza, per garantire alle donne ascolto e supporto costante per uscire da situazioni di violenza;
-Migliorare l’accesso ai servizi di protezione e supporto alla fuoriuscita dalla violenza attraverso una costante informazione;
-Potenziare la rete antiviolenza locale attraverso una programmazione operativa condivisa costante nel tempo.
Contesto di riferimento
La città metropolitana di Catania conta 58 comuni e 1.069.315 abitanti. Dall’ultima rilevazione regionale del 26.06.2020, sulla provincia di Catania risultano attivi tre centri antiviolenza (Catania, Acireale, Bronte). L’indagine Istat-CNR del 2019 rileva che “In Sicilia il numero dei CAV è di poco inferiore a 1 per 100 mila donne”. Dal report di Action Aid del 2020 emerge anche che “le strutture antiviolenza sono il vero motore del sistema territoriale di contrasto alla violenza, mentre le istituzioni regionali continuano ad essere lontane dal condividere una strategia di lavoro comune con i centri antiviolenza e gli enti locali tendono ad essere poco presenti. Le reti territoriali antiviolenza, che rappresentano una metodologia diffusa (il 77,2%, dei centri/servizi fa parte di una Rete Territoriale), sono in larga parte assenti o non sufficientemente strutturate. Nonostante la centralità dei CAV nei sistemi di prevenzione e protezione locali, è stato rilevato un insufficiente riconoscimento del ruolo svolto dalle professioniste dei Centri da parte delle istituzioni, probabilmente perché molti CAV sono gestiti in larga parte da operatrici non retribuite a causa della cronica carenza di fondi.” Thamaia non gode di finanziamenti pubblici ad eccezione di un contributo regionale, e in assenza di progetti attivi deve ridurre al minimo le ore dedicate all’accoglienza. Il centro accoglie una media l’anno di 250 richieste di aiuto (numero che tende ad aumentare in presenza di attività di Sensibilizzazione sul territorio). Di regola, il 43% delle donne che contatta il centro svolge un primo colloquio in sede, di queste, il 67% porta avanti il percorso. Il 47% delle donne proviene dal comune di Catania, il 46% dalla provincia e il 6% da altri comuni siciliani. Gli invii delle donne al centro si devono in prevalenza alle FF.OO. mentre al Servizio Sociale Territoriale spetta il primato opposto.
Descrizione del progetto
Grazie al sostegno della proposta progettuale sarà possibile garantire continuità e stabilità ai servizi che il Centro Antiviolenza offre alle donne.
All’interno del centro collaborano professioniste specializzate sulla violenza maschile contro le donne che mettono a disposizione del Centro la propria esperienza e le proprie competenze. Data la mancanza di entrate fisse e l’esiguità di risorse stanziate per il contrasto alla violenza contro le donne, tutte le professioniste del Centro lavorano principalmente su base volontaria o ricevono un contributo per mezzo dei progetti aggiudicati. Questo purtroppo non permette di poter stabilizzare delle figure formate sul tema con il rischio di un considerevole turn over e la mancanza di personale per far fronte all’elevato numero di richieste di aiuto da parte di tutta la provincia catanese. Il centro antiviolenza, infatti, è aperto alle richieste esterne da parte di donne vittime di violenza o enti pubblici o privati solo 16 ore a settimana non per una mancanza di necessità da parte del territorio ma per una mancanza di risorse investite in maniera stabile da parte delle istituzioni regionali e locali per il sostegno alle strutture antiviolenza, in particolare in Sicilia.
La metodologia di presa in carico al centro antiviolenza improntata sulla relazione di genere è quella condivisa dai centri che appartengono all’Associazione Nazionale DIRE ed è basata sull’empowerment della donna e sulla relazione tra donne. Per questo motivo i Centri si avvalgono di personale esclusivamente femminile, in quanto è proprio attraverso la relazione fra donne che si può innescare un processo virtuoso di reciproco riconoscimento e sostegno. Nel rapporto con i servizi e gli enti del territorio, il Centro Antiviolenza rappresenta il punto di vista della donna, al fine di condividere con lei le azioni di messa in protezione attivate.